Il Gullace incontra Don Luigi Ciotti

Il 26 febbraio 2024, il Liceo Teresa Gullace ha avuto il piacere di accogliere Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e Presidente Nazionale di “Libera"

Il 26 febbraio 2024, il Liceo Teresa Gullace ha avuto il piacere di accogliere Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e Presidente Nazionale di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” che ha incontrato alcune delle classi coinvolte nell’ambito del progetto “Dalla Memoria alla Partecipazione” offrendo a noi tutti preziosi  spunti di riflessione.

Don Ciotti ha ricordato Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare, che nel 1900 disse “Povera Sicilia mia, povera Italia: ora la mafia diventerà più crudele, e dalla Sicilia risalirà l’intera penisola per risalire forse oltre le Alpi”. La profezia si è avverata! Le mafie si sono espanse al Nord Italia ed anche oltre le Alpi, assumendo dimensioni transnazionali gigantesche. La forza e le dimensioni delle mafie le vediamo dai numeri delle vittime, dei reati, dei capitali illeciti che le mafie riescono a muovere con l’aiuto di professionisti perché anche la mafia si è “globalizzata”. La città di Roma e il Lazio si distinguono per una convivenza tra organizzazioni mafiose tradizionali, mafie autoctone e mafie straniere.

Il fenomeno mafioso è radicato nelle sfere profonde della società. Le mafie ci impoveriscono tutti, creano un clima di privazione della libertà. Laddove c’è mafia ci sono minori opportunità per tutti, anche per i giovani. Le mafie sono forti, sparano di meno ma sono presenti più che mai e vanno estirpate alle radici.

Don Luigi Ciotti ha raccontato, con l’umanità che lo contraddistingue e che inevitabilmente ha fatto breccia nel cuore dei presenti, come alcuni incontri giovanili fra i quali l’incontro con un senzatetto all’età di 17 anni, hanno segnato significativamente la propria vita aprendo dei varchi verso nuove esperienze e verso nuove scelte consapevoli. Rivolgendosi agli studenti ha detto che non bisogna temere di essere persone fragili perché la fragilità fa parte dei percorsi della vita. Bisogna prendere coscienza della propria fragilità, la consapevolezza è un segno di intelligenza e poi bisogna mettersi in gioco e mettendosi in gioco si comprendono meglio le fragilità degli altri. È importante quindi conoscere e farsi domande. Il messaggio per i giovani è anche quello di ritagliarsi spazi di solitudine, che non vuol dire isolamento bensì vivere ritrovando sé stessi. Le nuove tecnologie si spingono ad essere sempre iperconnessi e questo è pericoloso, si crea una dipendenza, una schiavitù che sottrae tempo  da dedicare a noi stessi e che, nelle forme più estreme, può sfociare in comportamenti patologici e dannosi per sé o per altri. Da qui l’invito a vivere la propria esistenza con intensità e slancio, facendo attenzione a tutte le occasioni di conoscenza e di crescita che ci vengono offerte, per aprirci a nuove esperienze vissute con  i  valori di pace, solidarietà, di rispetto dell’altro, di libertà.

Egli ha proseguito parlando del suo impegno a fianco delle Istituzioni che fanno lotta alla mafia, ma anche dei momenti difficili attraversati quando ha scoperto delle minacce di morte. L’impegno nella lotta alla mafia è nato, come detto sopra, a partire da alcuni incontri che gli hanno suscitato la sensibilità necessaria a compiere scelte di attivismo, prima sulle tossicodipendenze e in seguito anche sulle mafie.

I grandi problemi che da lungo tempo attanagliano la nostra società richiedono l’intervento di tutti noi. Le mafie possono essere combattute e sconfitte solo con un impegno collettivo che parte dal basso, che parte dai cittadini e che coinvolge, naturalmente, anche il sistema politico. L’Associazione Libera è riuscita a mobilitare e a dare forza ai tanti che si sentivano soli nella lotta alle mafie ed altresì ad ottenere concreti interventi legislativi (la legge 109 del 1996 sull’uso sociale dei beni confiscati promossa da Libera attraverso la raccolta di 100000 firme e la Direttiva europea in tema di confisca di beni derivati da la criminalità organizzata, il terrorismo, la tratta di esseri umani e il traffico di droga).

Infine, Don Luigi Ciotti ha ricordato l’ultimo saluto al giudice Falcone due mesi prima della strage di Capaci nel ‘92, con la promessa disattesa di un caffè insieme e l’incontro con la Carmela Montinaro, mamma dell’agente Antonio Montinaro, che lo ha ispirato nel volere una giornata nazionale della memoria e dell’impegno,  dedicata alle vittime innocenti di mafia (giornata istituita con Legge n. 20 dell’8 marzo 2017).

In occasione della ventinovesima giornata, che si svolgerà a Roma il prossimo 21 marzo con lo slogan “Roma città libera”, Don Luigi Ciotti ne ha presentato il programma ed ha invitato le classi del Liceo a unirsi alla manifestazione che dall’Esquilino (con partenza alle 09:15 circa) raggiungerà il Circo Massimo, insieme ai parenti delle vittime innocenti di mafia, di tanti giovani, di tante altre Associazioni ed Istituzioni.

Il suo messaggio è un monito per tutti noi: “Il 21 marzo deve essere un giorno in cui noi tutti ricordiamo le vittime innocenti con forza e dignità e con riconoscenza per tutto quello che esse hanno subìto… e che stanno ancora subendo, dato che per molti di loro non si conoscono ancora tutte le verità!…Noi passeremo, ma la memoria deve restare nelle viscere delle nostre coscienze!”

Il nostro liceo non mancherà a questo importante appuntamento e sfilerà a fianco dei familiari di vittime innocenti di mafia ricordando i circa 1000 nomi di coloro che hanno perso la vita per mano della criminalità di stampo mafioso.

Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno contribuito all’incontro di oggi (docenti, collaboratori, staff di dirigenza) e in particolare ai volontari di Libera che da otto anni ci accompagnano nel percorso di conoscenza del fenomeno mafioso a fianco dei nostri ragazzi.

 

Le referenti del progetto “Dalla Memoria alla Partecipazione”

Maria Gallelli e Rosanna Provenzano

 

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