Ernst Cassirer: LA TEORIA DELLA RELATIVITA’ DI EINSTEIN. Considerazioni gnoseologiche. Traduzione, introduzione e note di Giulio Raio.

Casa editrice: Newton

Collana: Grandi Tascabili Economici

Anno di stampa: 1997

pagg. 175,  22 cm

Classificazione Dewey: 530.1 CAS

Collocazione:

Descrizione

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Cassirer

Ernst Cassirer (in tedesco: [‘eʁnst ka’si:ʁɐ]; Breslavia, 28 luglio 1874 – New York, 13 aprile 1945) è stato un filosofo tedesco naturalizzato svedese.

Biografia

Nel 1906 grazie a Wilhelm Dilthey conseguì l’abilitazione all’Università di Berlino, dove fu a lungo libero docente. A causa delle sue origini ebraiche ottenne solo nel 1919 una cattedra nella neofondata Università di Amburgo, di cui divenne più tardi rettore (1929-30), e dove fu per altro supervisore delle tesi di dottorato di Leo Strauss e Joachim Ritter.

Con l’avvento del nazismo nel 1933 dovette lasciare la Germania, insegnò a Oxford dal 1933 al 1935 e fu professore a Göteborg dal 1935 al 1941. In quegli anni fu naturalizzato svedese ma, ritenendo ormai anche la neutrale Svezia poco sicura, si recò negli Stati Uniti d’America, dove fu visiting professor nell’Università di Yale, nel New Haven, dal 1941 al 1943 e docente alla Columbia University, New York dal 1943 fino alla morte (1945).

Dopo essere uscito dalla tradizione della Scuola di Marburgo del neokantismo, ha sviluppato una filosofia della cultura come teoria fondata sulla funzione dei simboli nel mito, nella scienza, nella religione, nella tecnica. Ad Amburgo ha collaborato attivamente alla biblioteca di Aby Warburg.

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Sulla relatività di Einstein

Nel 1921 Ernst Cassirer firma a Berlino la prima pubblicazione del saggio: “La teoria della relatività di Einstein. Considerazioni gnoseologiche” (“Zur Einsteinschen Relativitätstheorie. Erkenntnistheoretische Betrachtungen, Bruno Cassirer Verlag, Berlin 1921”) in cui la (a lui recentissima) teoria della relatività di Albert Einstein, soffermandosi su quella “generale”, è posta a confronto comparativo in ottica epistemologica (nell’alveo della filosofia della conoscenza) con l’opera di Immanuel Kant. Qui l’Autore espone e valuta quei contenuti che a proprio giudizio fanno, almeno parzialmente, coincidere la nuova concezione einsteniana con gli assunti essenziali del pensiero kantiano; con preferenziale attenzione alla: “Critica della ragion pura”, e a qualche altro studio kantiano dedicato alla conoscenza della natura, che par anticipare l’idea portante di Einstein. Ad esempio riassume un’argomentazione da Kant espressa nei “Primi principi metafisici della scienza della natura”: “…Lo spazio assoluto – così dice Kant – non è in sé nulla e nessun oggetto, significa soltanto uno spazio relativo a tutti gli altri che posso sempre pensare oltre quello dato”.

L’Autore sviluppa la stesura del suo libro in sette capitoli, partendo dalle prospettive di Kant per addentrarsi, in modo approfondito, nel nocciolo delle elaborazioni relativistiche dimostrando una sicura padronanza anche del loro aspetto matematico e al contempo esaminando le implicazioni del nuovo approccio scientifico abbraccia le esigenze più universali della teorizzazione filosofica sulla conoscenza.

Il primo capitolo (“Concetti di Misura e di Cosa”) si apre con un trattato del 1763, “Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantità negative”, dove Kant giudica negativamente la consuetudine dei metafisici a lui contemporanei d’ignorare l’opera scientifica che “…si occupa di conoscenze comprensibili ed evidenti…” prediligendo essi continuare a ragionare in quelle che bolla come “astrazioni oscure e difficilmente controllabili”; Cassirer ci indica che in alternativa a questa tendenza Kant fa riferimento all’esposizione accademica di Eulero “Riflessioni sullo spazio e sul tempo” composto nel 1748. Nel medesimo capitolo sono inseriti estratti dai kantiani “Scritti precritici” fra cui si legge: “…la metafisica… invece di utilizzare taluni concetti o dottrine della matematica, si è al contrario spesso eretta in armi contro di essa… Anche la considerazione matematica del moto, unitamente alla conoscenza dello spazio, fornisce una quantità di dati atti a mantenere sui binari della verità la metafisica del tempo…”.

L’intento di Cassirer è mostrare quanto la prassi scientifica, nell’impostazione einsteiniana, confermi o contempli i criteri già prefigurati idealmente da Kant riguardo alla comprensione e sistematizzazione della realtà naturale, dando risalto alla funzione di quegli schemi insiti, connaturati, nel e col pensiero che come scrive sono gli unici capaci d’acquisire sinteticamente e ordinare la congerie degli eventi fenomenici che, sempre più si scopre, hanno caratteri empirici non assoluti e i cui determinanti sono invece i circoscritti, essenziali, e ricorrenti tratti razionali dai quali dipende loro distinzione e interpretazione.

Nel testo si conferma ed esplica come detti schemi compongano l’essenziale formalismo delle leggi fisiche e, nella variabilità empirica generale, restino i veri fattori costanti. Ossia quelle “forme” implicite nella mente, indispensabili per la misurazione di tempo e/o di spazio (inclusa l’originale sintesi di Hermann Minkowski); quali la concezione della geometria mediante cui si distingue e applica la metrica non euclidea alla formulazione della relatività generale. Così, conseguentemente, nel capitolo finale (“La Teoria della Relatività e il problema della Realtà”) si dà merito all’innovativa costruzione einsteiniana d’aver condotto la forma del pensiero fisico, fondamento della conoscenza obiettiva, alla “sua più chiara conclusione”.

In tutto questo percorso Cassirer illustra l’importanza della concezione relativistica, in quanto riducente le proprietà empirico/corporee alla loro essenzialità di relazioni (“ora, scrive, la proprietà implica soprattutto il carattere di relazione”) fra luoghi e tempi locali, cioè con misure risultanti differenti a seconda dei punti osservativi (riporta il termine di Einstein “molluschi di riferimento” per strumenti di misura) ma che vengono posti in rapporto reciproco e “comunanza” entro un complessivo sistema che riorganizza tali divergenze in una regolamentazione universale: dove tutto si struttura in linee affini, equivalenti e invarianti, quindi unificanti (basate sui dati della costante c e sull’estensione del concetto di campo). Visione rappresentabile con i reticolati astrattamente matematici delle coordinate spaziotemporali (le pagine del saggio toccano con perizia l’allora nuovo paradigma relativistico che geometrizzava spazio e tempo).

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