Anonimo: LA NOVELLA DEL GRASSO LEGNAIUOLO. A cura di Paolo Procaccioli, presentazione di Giorgio Manganelli.

Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore

Collana: Biblioteca di scrittori italiani

Anno di stampa: 1990

pagg. 97;  20 cm

Classificazione Dewey: 853.2 PRO

Collocazione:

Descrizione

Da: https://www.aseq.it/fiabe-e-narrazione-popolare/37616-la-novella-del-grasso-legnaiuolo.html

Calandrino e Abu Hassan, Buffalmacco e Harun al-Rashid: la burla, invenzione della favola orientale e figura sovrana nella novellistica italiana, lungo un arco di secoli. Che è mai questa figura letteraria, dal nome fatuo e innocente? Tecnicamente, la burla consiste nel far credere che esista qualcosa che non esiste, che sia vero ciò che vero non è, o il contrario, che non sia vero ciò che è vero. Un gioco innocente? Gioco, certamente, ma non innocente; anzi, non di rado crudele, feroce, astuto e sinistro; un gioco della potenza e della frode per amor della frode, che consacra la risata terribile di un Harun al-Rashid. La burla ha qualcosa che l’apparenta al delitto, è una alchimia frodolenta, una manipolazione furba e talora atroce della realtà. Se vogliamo tentare una definizione che tocchi il fondo della burla, potremmo dire che essa mira alla contraffazione del mondo, alla messa in opera di un mondo fittizio e tuttavia persuasivo. È procurata allucinazione, avvelenamento dei sensi, una sorta di microfollia fabbricata a freddo, e imposta a chi ha una qualche vocazione alla follia. È una insidia che tocca, per mera irrisione, il centro dell’essere, la sua perfetta identità.

Se la maestà della burla sta nel far apparire che qualcosa sia altra cosa da quel che è, vi sarà, deve esservi un esempio estremo, una prova che non ammette ulteriori sfide; ad esempio, far credere a qualcuno che egli non è se stesso, non è colui che crede di essere, ma è altra, del tutto diversa persona – Harun al-Rashid e Abu Hassan, califfo per un giorno. Questa prova, malvagia e maliziosa, temeraria e fantastica, è il tema di una novella del Quattrocento, La novella del Grasso legnaiuolo, uno dei testi più singolari della nostra letteratura, racconto di affascinante nitidezza di procedimenti, di montaggio perfetto, di squisita sobrietà, pari alla grandezza dell’assunto. Brunelleschi è l’ideatore della burla estrema, un capolavoro di temerarietà intellettuale, macchinazione insieme frenetica e condotta con precisione, minuzia, esattezza orrendamente razionali. Tutto comincia con un saluto nel barlume di una sera fiorentina, «Buona sera, Matteo, cerchi tu del Grasso?»; da quel momento, in un crescendo sempre attentamente sorvegliato, comincia la distruzione della identità del Grasso, irretito da una fantasia di ambiguità». Una burla che ha a che fare con la sorte dell’io, la sua pertinacia, e la sua fragilità.

La novella del Grasso legnaiuolo è uno dei grandi testi della narrativa italiana, da ammirare come qui lo si presenta, isolato, inquietante capolavoro, lievità e ferocia dell’intelligenza.