Alessandro Contadini: OGNI LETTERA E’ META’ NELLA LUCE.

Casa editrice: Il Labirinto

Collana: Spillature

Anno di stampa: 2008

pagg. 31;  17 cm

Classificazione Dewey: 851.91 CON

Collocazione:

Descrizione

Da: https://labirintolibri.tripod.com/contadini/ognilettera.html

Da anni Alessandro Contadini scrive poesie, coltiva come un fiore, secondo il precetto baudelairiano, la poesia in solitudine; per quanto imperiosa e incapace di proroghe, la sua poesia è cresciuta nella più gelosa segretezza.
Riduttivo e istrionico («Finché reggi tu poesiola mia / reggo io.»), ironicamente omerico, per quell’indulgere, in mitologie personali e familiari, al panneggio classico, piuttosto brandelli di trovarobato, con i suoi vocativi epici ridotti a un parlato da cucina («Andromaca mia bella»), senza mai arrivare allo sbuffo parodico, attento invece a trapassare di luce, a lavorare «a giorno», una materia buia e drammatica: così appare questo poeta tenacemente aggrappato alle sue ossessioni e che ha capito subito che si può salvare la retorica ferendola a morte, deciso a passare, anche rischiando grosso, «dal verbo della scrittura alla carne dell’oralità», per citare una sua giustificazione di poetica. In questa sua consapevolezza, nata alla prova dei nostri giorni, si intravedono in filigrana più antiche tutele: Rimbaud, Campana, per fare due nomi, i loro canonici sregolamenti, mondati però del côté pittoresco e inspirati nell’aria lieve e velenosa di Roma, in quest’aria romana, e pure romanesca, bella e terribile, che Contadini attraversa con familiare sovranità, rinnovando anche, e al meglio, una recente tradizione.

(…)

Alessandro Contadini nasce nel 1976 a Roma. Si laurea in filosofia nell’anno 2003, con una tesi su Paul Ricoeur, arbitrariamente interpolata a una rilettura di Pavese poeta e critico. Da anni è impegnato in personali ricerche estetiche che vanno dalla poesia alla musica, dal cinema al teatro. Dal 1996 si dedica alla stesura di versi che comprendono anche componimenti e sonetti in romanesco e in inglese, insieme misurandosi, da devoto apprendista, in traduzioni di poesie di Blake e Eliot. Nel 2003 parte per l’Irlanda e vi resta per un anno: esperienza così decisiva che lo porta a pensare Dublino come sua seconda città natale.