Descrizione
Da: https://www.teatro.unisa.it/archivio/autori/eduardo/eduardo_il_sindaco
a cura di Vincenzo Albano
Scritta nel 1960, in tre atti, la commedia debutta al Teatro Quirino di Roma, nel dicembre dello stesso anno. Nel 1963 valse all’autore il Premio Feltrinelli. Dopo una lunga tournée nell’Europa dell’Est, nel 1964 lo spettacolo approda in RAI, accanto ad Eduardo recitano Enzo Cannavale, Ugo d’Alessio, Pietro Carloni e Carlo Lima. L’ultima rappresentazione teatrale risale al 4 novembre 1973 presso il Teatro San Ferdinando di Napoli.
È l’opera tra le più amare della sua produzione drammaturgica, una presa di coscienza civile nei confronti della società cittadina che si sta degradando sempre di più; verso una crisi nazionale della giustizia che già traspare all’orizzonte. Franco Rosi, tra gli altri, nello stesso periodo girerà Le mani sulla città.
Il “sindaco” del rione Sanità è Antonio Barracano, il quale, con l’aiuto dell’amico medico, Fabio Della Ragione, si avvale del suo carisma per amministrare la giustizia secondo suoi personali criteri, al di fuori dello Stato e al di sopra delle parti. Gli si rivolge Rafiluccio Santaniello, il quale confessa di voler uccidere il padre Arturo poiché questi lo ha cacciato di casa e costretto alla fame, insieme alla fidanzata Rita incinta di alcuni mesi. Antonio convoca Arturo, ma l’uomo non accetta che un estraneo s’intrometta nelle sue faccende. Il sindaco si reca personalmente da Arturo per ridurlo a più miti consigli, ma questi, spaventato, lo ferisce a morte. Antonio predispone che il delitto venga occultato e la sua morte dichiarata “per causa naturale” per evitare vendette e, durante una cena a cui partecipano beneficiati ed assassini, prende congedo per andare a morire. Fabio Della Ragione decide di continuare la missione di Antonio, ma di denunciare la verità, secondo la sua coscienza.
Dopo la prima messinscena, la critica espresse alcune perplessità, relative a una presunta contraddizione tra la soluzione escogitata da Don Antonio per ristabilire la giustizia e quella del dottore, che appunto rivelava l’inganno illegale del suo amico ormai morto. Alcuni videro in Antonio Barracano un capo della camorra; altri un uomo che aveva ben in mente il senso della giustizia. Fu lo stesso Eduardo, in occasione della trasmissione televisiva del 1979, a precisare che Don Antonio solo accidentalmente è coevo al suo tempo, ma in realtà accarezza una nobile e primitiva visione del mondo, alimentata dal ricordo del suo passato e dal desiderio di un avvenire migliore.
«Non è un “padrino” – dirà – ma un uomo che ha vissuto sulla propria pelle l’ingiustizia e che, per sfiducia negli uomini, si fa giustizia da sé. Il dottore è il vero erede del sindaco, di cui vuole continuare l’impresa, ma seguendo una via del tutto diversa in nome della verità e della legalità, la sola che assicura nel tempo i giusti risultati, sperando che si realizzi alla fine un mondo che sia “meno rotondo e un poco più quadrato”».
Da: http://www.comune.salerno.it/client/scheda_news.aspx?news=41958&stile=7&prov=4410
(…) Vincenzo Albano, salernitano, classe 1976, è uno di quei casi che potremmo definire “talenti di ritorno”, che la città dovrebbe tenere ancorati al territorio. Dottore in Lettere Moderne, fa parte del gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Antonia Lezza, docente di Letteratura Italiana e Letteratura Teatrale Italiana dell’Università di Salerno. Ha orientato gli studi post-laurea verso gli aspetti organizzativi del teatro. Presso l’Università Statale di Milano ha frequentato il Master annuale in Cultura d’impresa dello spettacolo dal vivo e partecipato, nello stesso periodo, alla sessione open di Organizzazione teatrale internazionale presso la Scuola Civica Paolo Grassi. (…)