Fabio Isman: L’ITALIA DELL’ARTE VENDUTA. Collezioni disperse, capolavori fuggiti.

Donazione “Giancarlo Loquenzi”

Editore: il Mulino

Collana: Intersezioni

Anno di stampa: 2017

pagg. 273;  21 cm

Classificazione Dewey: 709.45 ISM

Collocazione:

Descrizione

Da: http://www.researcheritage.com/2017/07/book-litalia-dellarte-venduta-isman.html

Sapete cosa hanno in comune il “Ritratto del Doge Leonardo Loredan” dipinto da Giovanni Bellini, il “Ritratto del Doge Andrea Gritti” di Tiziano Vecellio e il “Ritratto di Bindo Altoviti” di Raffaello Sanzio?
In realtà molte cose: sono tutti e tre ritratti, raffiguranti personaggi importanti ed influenti del panorama italiano a cavallo fra il XV e il XVI secolo, resi eterni da tre pittori celeberrimi. La nota dolente è che sono tutte opere che non si trovano più sul suolo italiano: difatti, il dipinto di Bellini è ospitato presso la National Gallery di Londra, mentre è possibile ammirare le opere di Tiziano e Raffaello alla National Gallery of Art di Washington.
La diaspora delle opere d’arte, il cui inizio si colloca cronologicamente con l’avvento del collezionismo, sviluppatosi a Venezia nel XV secolo, è un fenomeno che affligge non solo l’Italia (che, tuttavia, è uno dei maggiori bacini di raccolta), ma anche il mondo intero.
Le modalità per cui i beni culturali “girano il mondo” sono le più disparate: dai bottini di guerra alle aste, dalle spoliazioni alle donazioni, dai furti su commissione alle perdite al gioco; fatto sta che, qualunque fossero le ragioni di questo traffico, l’Italia ha perso, nel corso dei secoli, un patrimonio inestimabile.
Tuttavia, alcuni studiosi hanno provato a tirare qualche somma:
– Il giornalista e scrittore Alvise Zorzi (1922 – 2016), a causa dell’avvento di Napoleone, contava la dipartita di oltre 25.000 dipinti veneti “sparpagliati ai quattro venti” e la perdita di “migliaia di sculture, in gran parte distrutte, e gli ori e gli argenti, in gran parte fusi e ingoiati, in lingotti, dalle casse del Monte Napoleone a Milano.”
– L’archeologo Antonio Giuliano (1930) riporta che “la Città eterna ha perso la stragrande parte delle sculture […] che ancora esistevano a fine Settecento: […] Johann Joachim Winckelmann viveva a Roma, felice tra le sue 50.000 statue. Però, pare che fossero 75.000. Oggi ne sono rimaste circa 7.000, di cui 3.000 sono in Vaticano.”
– L’archeologa Irene Favaretto denuncia che a Venezia rimane solo il 7% delle antichità accumulate nei secoli d’oro; le altre sono state o vendute all’estero oppure distrutte.
Si potrebbe continuare con questo elenco all’infinito.
Ho avuto la possibilità di partecipare alla presentazione condotta dall’autore il 21 giugno 2017, nella cornice dorata della Sala della Fortuna del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma: l’opera e l’indole di Isman mettono in evidenza la denuncia verso quest’Italia che continua, senza freni, a lasciarsi scappare via opere di inestimabile valore. Con questo libro, Fabio Isman invita il lettore ad aprire gli occhi e ad essere finalmente consapevole delle spoliazioni che la nostra Penisola continua a vivere da oltre sei secoli. È un libro che, negli amanti dell’arte, fa crescere sdegno e delusione, ma sono convinta la consapevolezza è una delle armi che aiuta a combattere e contrastare queste dinamiche.
P.S.: all’interno del libro troverete un link ed un QR code che vi permetterà di vedere, con il vostro smartphone, tablet o pc, le circa 300 opere di cui Isman tratta: cosa aspettate a comprarlo?
Tiziana Pasciuto