Descrizione
Dalla retrocopertina.
La prima repubblica partitica italiana è alla fine: come sarà la prossima? Quale “regime” ci aspetta? E sarà ancora dominato dalla “politica del serpente”? Ecco la cronaca fedele della decadenza di un impero fatto di poltrone e privilegi, di salotti e studi televisivi: sullo sfondo, a far da pubblico, resta, la gente comune. Cittadini delusi, truffati e umiliati.
“Il regime” è stato pubblicato nel 1991.
Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Giampaolo_Pansa
Biografia
Nativo di Casale Monferrato, dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato con 110/110 e lode e dignità di stampa in scienze politiche presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi in storia moderna intitolata La Resistenza in provincia di Alessandria (1943-1945) (relatore Guido Quazza), il 16 luglio 1959. Il lavoro gli procurò il «premio Einaudi» (la tesi fu poi pubblicata da Laterza nel 1967). Durante gli anni universitari, Pansa fu anche allievo di Alessandro Galante Garrone, il quale lo indirizzò per primo verso gli studi storici sulla Seconda guerra mondiale e sulla Resistenza italiana.
Dal primo matrimonio, con Lidia Casalone, è nato nel 1962 un figlio, Alessandro, ex amministratore delegato di Finmeccanica, morto l’11 novembre 2017, all’età di 55 anni. In seconde nozze Pansa ha sposato la scrittrice Adele Grisendi con la quale conviveva dal 1989.
È deceduto il 12 gennaio 2020 a Roma all’età di 84 anni a causa di una colite.
Carriera giornalistica
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Nella carriera di Pansa hanno avuto un ruolo preponderante i giornali del Gruppo L’Espresso (la Repubblica e L’Espresso), coi quali Pansa ha collaborato ininterrottamente dal 1977 al 2008. Negli anni della sua collaborazione alla Repubblica, Pansa fu tra i rappresentanti della linea editoriale vicina alla sinistra di opposizione, senza risparmiare critiche anche al Partito Comunista Italiano. A la Repubblica ed al suo fondatore Pansa ha dedicato anche un libro: “La repubblica di Barbapapà”, dal soprannome che la redazione del giornale aveva dato a Scalfari, il ritratto, tra le tante cose, mette in luce i difetti del fondatore di Repubblica: faziosità politica ed estrema autostima, dall’altra i suoi pregi: genialità e completa dedizione al lavoro.
Abile cronista politico, è considerato un “caposcuola” del giornalismo della prima repubblica; attento osservatore dei fatti e dei personaggi, partecipava ai congressi politici armato di taccuino e binocolo da teatro, ed era solito arrivare tra i primi in tribuna stampa.
Dopo la strage di piazza Fontana realizzò una preziosa opera di “controinformazione” che contribuì a smascherare le bugie delle autorità sulla strage, tuttavia si tenne lontano dalle campagne più virulente rifiutandosi, ad esempio, di firmare il manifesto contro il commissario Calabresi. È stato, inoltre, uno dei primi giornalisti di sinistra a riconoscere negli anni di piombo che “le Brigate Rosse erano rosse”. Per la sua attività di giornalista finì nel mirino delle stesse Brigate Rosse insieme al collega e amico Walter Tobagi, che tuttavia scelsero di colpire quest’ultimo e non Pansa.
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