Henry James: DAISY MILLER. Nota introduttiva di Italo Calvino. Traduzione di Francesco Mei.

Giulio Einaudi editore

Collana: Centopagine

Anno di stampa: 1971

pagg. 83;  20 cm

Classificazione Dewey: 813.4 JAM

Colllocazione:

 

Descrizione

Da: https://www.letteratour.it/recensioni/A06_James_Henry_Daisy_Miller.asp#03

Henry James, Daisy Miller

di Giovanna Nobile

Questo lungo racconto viene scritto da Henry James partendo da un aneddoto che gli era stato raccontato nel corso di un soggiorno a Roma. Una prima stesura viene pubblicata nel 1878 sul “Cornhill Magazine”. In seguito è stato ampiamente rivisto e ripubblicato.

TRAMA

Ambientato nella comunità Americana in Europa, la storia inizia con l’arrivo di Frederick Winterbourne, un giovane americano residente da tempo a Ginevra, a Vevey – in Svizzera – in visita alla zia – Mrs Costello.
Nel corso della permanenza conosce Daisy Miller una giovane e bella ragazza americana, in viaggio di piacere in Europa.
Nei suoi riguardi James non lesina complimenti: “di una bellezza ammirevole, straordinaria; affascinante creatura; gli occhi erano quanto di più bello si possa immaginare, le mani molto belle”.
Ciò che rende D. M. diversa dalle altre ragazze è il suo carattere: molto spigliato ed informale.
Il comportamento di Daisy a seguito dell’incontro tra lei e Winterbourne, avvenuto nel giardino dell’albergo dove entrambi alloggiano, e in circostanze del tutto casuali, viene descritto dall’autore: “per niente imbarazzata, non si era visto il minimo rossore sulla sua fresca bellezza, non era né offesa né emozionata; non si poteva tuttavia dire vi fosse nel suo atteggiamento nulla di “sfrontato”, poiche’ la sua espressione era limpida e composta come l’acqua di sorgente; era assai ben disposta verso la conversazione.”
Winterbourne incantato da tanta bellezza e spigliatezza le propone di rivedersi e di presentarle la zia;  ma, come scoprirà ben presto, la ragazza e la sua famiglia non godono di grande considerazione all’interno della comunità americana; significative le parole utilizzate nei riguardi di Daisy e della sua famiglia da Mrs Costello: “E’ molto rozza, è in intimità con la guida della madre. Ma quella madre piccola e magrolina non è da meno! Trattano la guida come un amico di famiglia – come un gentiluomo e uno studioso. Non mi stupirei che pranzasse con loro. La sera sta seduto con loro in giardino. Penso che fumi in loro presenza. Quella ragazza è un orrore!”
Nonostante la condanna inappellabile Winterbourne decide comunque di fare con Daisy una gita al lago.
Alcuni mesi dopo, a Roma Winterbourne e Daisy Miller si incontreranno di nuovo. La spregiudicatezza di Daisy Miller è però destinata a suscitare scandalo. Frequenta disinvoltamente alcuni italiani “tipici cacciatori di dote romani della razza peggiore”.
In breve tempo tutti i membri della comunità le voltano le spalle criticandola apertamente per il suo carattere ritenuto (ingiustamente) immorale e spregiudicato.
Nel corso di un’escursione notturna al Colosseo, accompagnata dal sempre presente Mr Giovannelli, un suo corteggiatore, viene colpita dalla ” perniciosa ” febbre che nel giro di una settimana la ucciderà.

ANALISI

Daisy Miller è una civetta o è semplicemente una ragazza per bene, ingenua, seppure sciocca e volgare? Questa è la domanda che il fin troppo moralista Winterbourne si pone per tutto il libro.
I membri della comunità americana emettono nei suoi riguardi un giudizio implacabile: è volgare, immorale, scandalosa, orribile. La sua amicizia con Mr. Giovannelli è soltanto un’ignobile “tresca”. Il suo comportamento è “troppo in là”. Troppo oltre rispetto alle ragazze italiane che conducono “una vita orrendamente noiosa”, ma, considerato l’ostracismo esercitato dagli americani in Europa, anche troppo oltre secondo i canoni comportamentali che, a torto, vengono ritenuti valere oltreoceano, ma in realtà assimilati agli usi e costumi europei.
La madre di Daisy viene vista come una donna troppo debole per opporsi alla figlia.
Ma nello specifico cosa fa Daisy di così grave? E’ bella ed allo stesso tempo fiera e consapevole di esserlo, sicuramente è un po’ frivola se preferisce feste e passeggiate alla visita di musei e monumenti: “ero certa che sarebbe stato soffocante da morire. Avevo immaginato che saremmo andati in giro tutto il giorno con uno di quei vecchi tremendi che ti spiegano tutto sui dipinti e cose simili. Ma è durato solo una settimana e adesso mi diverto.” è quanto riferisce a Winterbourne appena incontrato a Roma. Le piace la compagnia maschile come ammette lei stessa: “ho sempre frequentato molto gli uomini.” E’ completamente indifferente alle regole, passeggia per le vie di Roma senza la protezione di una donna adulta; si presenta ai ricevimenti scortata da un cavaliere che non è il suo fidanzato ufficiale. Sfida tutto, al punto da recarsi, contro tutte le norme sanitarie, di notte al Colosseo luogo affascinante, ma pericoloso per la sua aria insalubre.
E poi? Di cos’altro si può accusare Daisy? Di niente, proprio di niente.
Emblematiche sono le parole riferite da Mr. Giovannelli a Winterbourne il giorno dei funerali: “Era innocente.”. Daisy era innocente, questo è un dato di fatto. Ma lo era anche per Mr Giovannelli che non la critica, non la condanna, semplicemente la accetta per quello che era: “la ragazza più bella, la più amabile. Non mi avrebbe mai sposato. Faceva quello che voleva.” Ma Daisy sapeva di essere innocente. Lo sapeva quando subiva il disprezzo dei suoi connazionali, ritenendo le persone “cattive”. Lo sapeva quando “troppo sconvolta ed interdetta anche per indignarsi” ad un ricevimento subisce l’onta di chi le volta, letteralmente, le spalle.
Ma soprattutto sapeva di essere innocente quando ormai morente, in uno dei suoi pochi momenti di lucidità, chiede alla madre di riferire a Winterbourne se ricordava la passeggiata fatta insieme in Svizzera, e soprattutto era desiderosa di fargli sapere di non essere mai stata fidanzata con Mr Giovannelli.
Soltanto pochi mesi dopo Winterbourne comprende il senso del messaggio e capisce che Daisy “avrebbe apprezzato la stima altrui”.

Anche in questo romanzo la contrapposizione caratteriale tra i personaggi maschili e femminili ritratti da James è fortissima. I primi sono rigidi, formali, austeri, convenzionali, le seconde si lasciano vivere, sono istintive, generose, passionali, non convenzionali, curiose. Curiose di tutto: della vita, della differenza di costumi tra gli Stati Uniti e l’Europa, dell’animo umano.
Se si analizzano, molto superficialmente, il dottor Sloper di Washington Square, F. Winterbourne di Daisy Miller e Gilbert Osmond di Ritratto di signora, quello che maggiormente li accomuna è la rigidità, in taluni casi la meschinità, la poca voglia di rischiare. Catherine Sloper, Isabel Archer – Ritratto di signora – e Daisy Miller, invece sono istintive, passionali, forti, autonome di pensiero.
La domanda che resta sospesa è: perché, poi, pur potendo “salvarsi” non lo fanno?
C. Sloper, rifiuta tutti i successivi corteggiatori pur non essendo più innamorata di M. Townsend; I. Archer potrebbe divorziare ma rimane comunque con Osmond condannandosi ad vita senza amore; Daisy Miller nonostante tutti gli “avvertimenti” ed i consigli di Winterbourne, comunque persegue nel suo comportamento che per lei avrà risvolti più tragici rispetto alle altre.
Alla domanda si potrebbe rispondere con altre domande: troppa indipendenza di pensiero e troppa autonomia intellettuale conducono all’infelicità?

Le donne anglosassoni così fieramente diverse dalle europee sono invece più sole?
Forse alla fin fine le donne devono condurre: “una vita orrendamente noiosa”?
Mi sembra importante valutare che i costumi sociali, sempre così ben descritti da James, cambiano, si evolvono e sono sempre contestualizzati alle vicende storiche ed economiche di un popolo.
Dunque, oggi, sia nella società americana che in quella europea Daisy Miller verrebbe valutata per come la descrive James: bella e spigliata, e non incorrerebbe più nella censura morale di Winterbourne e dei suoi connazionali.