Jenna Blum: QUELLI CHE CI SALVARONO. Traduzione di Giovanna Scocchera.

Neri Pozza Editore

Collana: I Narratori Delle Tavole

Anno di stampa: 2007

pagg. 510;  22 cm

Classificazione Dewey: 813.54 BLU

Collocazione:

Descrizione

Da: https://neripozza.it/libri/quelli-che-ci-salvarono

È un giorno del 1942 a Weimar in Germania. Un giorno di calma anormale, quando l’Obersturmführer, l’ufficiale nazista, fa il suo ingresso nella panetteria di Mathilde Staudt, dove Anna si è rifugiata con la piccola Trudie, la bambina avuta da Max Stern, il medico ebreo.
Il dottor Max Stern, anzi «il bravo dottor Max Stern», come lo chiamano a Weimar, è stato arrestato dalla Gestapo per attività sovversiva e rinchiuso a Buchenwald, nel campo costruito nei boschi attorno alla città.
Non manda messaggi da mesi e, quando pensa a lui, Anna non può scacciare dalla mente il pensiero dei tanti modi che uno ha per morire a Buchenwald: dissenteria, impiccagione, malnutrizione, i capricci omicidi dei kapò, il semplice sfinimento per il lavoro nel fango e nella neve…
L’Obersturmführer, un uomo enorme dall’andatura affettata, gli occhi chiari come quelli di un cane da slitta, attraversa la stanza e annuncia con agghiacciante tranquillità quello che Anna temeva di sentire: che lei è sospettata di attività sovversiva dal momento che Mathilde Staudt, die Dicke, la fornaia grassona che la proteggeva e che portava i dolci e il pane ai prigionieri del campo, è stata scoperta con un carico di armi nascosto sotto al pane e destinato ai nemici della società, ai criminali politici, agli assassini.
Anna balbetta qualche menzogna credibile, quando l’Obersturmführer si dirige deciso verso di lei, la prende per il mento, le infila in bocca il pollice che odora di sigarette, serra le mani sulle sue guance e, affondando le dita nella carne, agita la lingua nella sua bocca.
È l’istinto di sopravvivenza, o forse la conoscenza innata di un antico sistema di baratto, che spinge Anna a portare l’ufficiale nazista nel vecchio letto di Mathilde. L’Obersturmführer non si disturba a spogliarsi: si scrolla di dosso il cappotto, grugnisce e si allunga sopra di lei. Quando ha finalmente concluso, dice che verrà una volta la settimana per fare l’inventario del pane. E verrà da solo.
Anna è salva… Salvata dal nemico.
Ma non si finisce forse con l’amare sempre coloro che ci salvano?
Romanzo che penetra nel lato oscuro del desiderio, dove il senso di colpa cede all’intensità stessa del sentimento, Quelli che ci salvarono ci offre uno straordinario ritratto di donna «la cui umanità non si irrigidisce mai in un’astratta perfezione» (San Francisco Chronicle).