Descrizione
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Marx sapeva a memoria Heine e Goethe; leggeva sempre opere di poeti che sceglieva da tutte le letterature d’Europa; ogni anno rileggeva Eschilo nel testo originale greco; venerava lui e Shakespeare come i due massimi geni drammatici che l’umanità abbia prodotto. Aveva fatto di Shakespeare, per cui aveva un’illimitata venerazione, l’oggetto del più intenso studio; […] Dante e Burns erano fra i suoi poeti prediletti: […] Talvolta si sdraiava sul divano e leggeva un romanzo: talvolta ne leggeva due o tre contemporaneamente, alternandone la lettura; […] Marx aveva una preferenza per i romanzi del secolo XVIII e in particolare per Tom Jones di Fielding; i romanzieri moderni che più lo divertivano erano Paul de Kock. Charles Lever, Alessandro Dumas padre e Walter Scott. Definiva un capolavoro Old Mortality di quest’ultimo.
Dimostrava una spiccata predilezione per i racconti umoristici e d’avventura.
Al primo posto fra tutti i romanzieri poneva Cervantes e Balzac. Don Chisciotte era per lui l’epopea della cavalleria morente. le cui virtù diventavano ridicole e pazzesche nel mondo borghese nascente. La sua ammirazione per Balzac era così profonda che si era proposto di scrivere una critica della sua grande opera La comédie humaine […] Uno studio psicologico di Baizac, Le chef d’oeuvre inconnu, gli fece una profonda impressione perché descriveva in parte i suoi stessi sentimenti: un pittore geniale e talmente tormentato dal desiderio di rappresentare le cose nel modo preciso in cui si rispecchiano nel suo cervello che continua a limare e a ritoccare il suo quadro, in modo da creare alla fine null’altro che una massa informe di colori in cui però i suoi occhi suggestionati vedono la più perfetta riproduzione della realtà. (Paul Lafargue)