Massimo Caprara: I GAVA.

Casa editrice: Feltrinelli

Collana: Al vertice

Anno di stampa: 1975

pagg. 173;  21 cm

Classificazione Dewey: 945.092 CAP

Collocazione:

Descrizione

 Da:  https://www.treccani.it/enciclopedia/silvio-e-antonio-gava_(Dizionario-Biografico)

GAVA, Silvio e Antonio

Da Vittorio Veneto a Castellammare di Stabia

Silvio Gava nacque il 25 aprile 1901 a Vittorio Veneto da Giambattista e da Domenica Carlet, di modesta famiglia contadina giunta dal vicino Comune di San Vendemmiano. Il padre, un tecnico minerario, morì quando Silvio aveva quattro anni. Dopo la scuola ginnasiale, seguita presso il Seminario vescovile, si trasferì a Treviso per frequentare il Liceo classico e sin da quando era molto giovane iniziò a far parte dell’Azione cattolica. La Grande Guerra sconvolse la sua vita e quella della famiglia, che sfollò a Castellammare di Stabia, dove i Gava ebbero il sostegno e l’aiuto dell’avvocato Adolfo Limarzi, la cui figlia, Irma, sarebbe diventata moglie di Silvio. Limarzi, segretario generale del Comune, trovò lavoro sia a Silvio sia a due sue sorelle, e una nuova casa all’intera famiglia. Quando, il 18 gennaio 1919, Luigi Sturzo fondò il Partito popolare italiano (PPI), Gava s’iscrisse alla sezione di Castellammare, di cui divenne presto segretario. Nel novembre del 1920, durante il secondo congresso nazionale, Sturzo gli propose di assumere la carica di segretario dell’Unione provinciale del lavoro della Provincia di Salerno, con uno stipendio mensile di 600 lire (S. Gava, 1999).

Da  https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Caprara

Massimo Caprara (Portici, 7 aprile 1922 – Milano, 16 giugno 2009) è stato un politico e giornalista italiano.

Biografia

Fu, dal 1944, segretario personale di Palmiro Togliatti per vent’anni. Dal 1953 fu deputato, eletto a Napoli per quattro legislature, presidente del gruppo comunista, membro del comitato centrale del partito e segretario regionale della Campania. Ebbe anche cariche locali: negli anni cinquanta fu Sindaco di Portici; fino al 1997 consigliere comunale di Napoli.

Come giornalista fu redattore-capo di Rinascita sotto la direzione di Togliatti. Collaborò inoltre a Il Mondo, a l’Espresso, a Il Tempo Illustrato, a Il Giornale. Fu uno dei fondatori del gruppo de il manifesto e fu radiato dal PCI nel 1969 con gli altri aderenti al gruppo per la posizione critica assunta riguardo all’invasione sovietica della Cecoslovacchia, con un articolo intitolato Praga è sola. Abbandonato il Partito Comunista Italiano abbraccia il cattolicesimo e trascorre il resto della propria vita a combattere quell’ideologia che da giovane aveva sostenuto, accusandola di “mancanza di umanità”.

Sulla sua conversione scrive:

La Verità è una cosa povera, umile, il Vangelo è stato scritto con pochissime parole, ma dal grande significato, è la storia dell’uomo e dell’umanità intera: “perché mi hai abbandonato?”. È Dio che vive la povertà dell’uomo: la mia povertà è la verità, la mia verità è povera, non posso raccontare null’altro che questo. E tutto quello che ti accade nella vita, il lavoro, gli amori, diventa secondario rispetto all’avvenimento che ti è capitato, necessario ma secondario. Adesso mi sento di essere veramente rivoluzionario, adesso che non sono più comunista sono veramente rivoluzionario”.

Nel dossier Rai “Monarchia o Repubblica? 2 giugno 1946. In nome del popolo italiano”, durante l’intervista ha sostenuto che l’allora guardasigilli Togliatti avesse pilotato il referendum: non ci furono brogli ma cautela certamente sì.

Collaborò con il mensile cattolico Il Timone e con la testata di centrodestra Il Giornale. Morì a 87 anni.