Piero Camporesi: IL PANE SELVAGGIO.

Cas editrice: Il Mulino

Collana: Intersezioni

Anno di stampa: 1983

pagg. 245;  22 cm

Classificazione Dewey: 394.12 CAM

Collocazione:

Descrizione

Da: https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-pane-selvaggio/

(La casa editrice Il Saggiatore ha ripubblicato il testo nel 2016)
Nell’Europa fra Quattro e Settecento, larga parte della società era non solo schiacciata dal peso degli status piramidali, immodificabili per legge divina e volontà regale, ma anche oltraggiata dalla fame e dalla miseria, tiranneggiata dall’uso quotidiano di pani ignobili, spesso mischiati volontariamente con erbe e granaglie tossiche e stupefacenti.
Mentre i Galilei, i Cartesio e i Bacone fabbricavano una macchina del mondo razionale e ordinata, la sottoalimentazione cronica e l’ubriachezza domestica generata da queste droghe campestri e familiari lanciavano il corpo sociale in un viaggio onirico di massa, in trance ed esplosioni dionisiache che coinvolgevano interi villaggi, nei meandri di un immaginario collettivo demonico e notturno che compensava un’esistenza invivibile, alle soglie dell’animalità.
Nel Pane selvaggio Piero Camporesi, ricorrendo a un’ampia campitura di fonti letterarie d’età moderna, racconta un’umanità narcotizzata, preda di una colossale vertigine oppioide, che viveva in un mondo di squallida apatia intellettuale e morale e di disinteresse per le cause più alte, sprofondata in un universo fantastico. Un’umanità, tuttavia, che ancora conosceva la percezione extrasensoriale della realtà, forme di coscienza e di scienza diverse da quelle, a una sola dimensione, della razionalità, e che dunque ancora poteva attingere ai serbatoi onirici che l’interdizione delle erbe allucinogene ha poi distrutto.
Piero Camporesi – che per statura può essere avvicinato a Jacques Le Goff, e che come questi si è adoperato per restituire il ritratto storico e sociale dell’Europa preindustriale attraverso i sensi degli uomini che vi avevano materialmente vissuto – è stato un maestro, con la sua ricerca, per generazioni di studiosi, e con la sua prosa ricca eppure nitida impersona una delle massime vette raggiunte dalla scrittura italiana secondo-novecentesca. (…)

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Camporesi

Piero Camporesi (Forlì, 15 febbraio 1926 – Bologna, 24 agosto 1997) è stato un filologo, critico letterario, storico, antropologo, gastronomo e accademico italiano.
Biografia.
Allievo di Carlo Calcaterra ha dedicato le prime ricerche a Francesco Petrarca, Vittorio Alfieri e Ludovico di Breme, nel solco della tradizione filologica dello Studio bolognese. Punto di svolta nel suo percorso di studioso è stato l’incontro con il manuale di cucina di Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene – di cui ha curato l’edizione critica nel 1970 – dimostrando la centralità letteraria dell’opera e rivalutando, sotto il profilo dell’identità collettiva, il ruolo che un simile manuale di genere ha svolto, non soltanto nel fondare e unificare una tradizione gastronomica nazionale, ma anche nel promuovere la consapevolezza di una comune lingua italiana nei vasti strati di una popolazione ancora poco coinvolta nel processo unitario italiano.
I suoi studi successivi hanno sempre più esplorato, in tale direzione, le condizioni materiali di vita della società d’ancien régime dal punto di vista popolare (come nel Libro dei vagabondi, altra pietra miliare della sua ricerca), le relazioni con i cibi e gli atti alimentari, il governo delle pratiche legate alla cura e alla salute del corpo, la concretezza del mondo delle arti e dei mestieri popolari, ponendo in luce l’apparato simbolico e le trasformazioni antropologiche che un tale scambio osmotico ha esercitato nell’influenzare in profondità l’immaginario collettivo umano, in particolare nell’epoca tra Medioevo ed età moderna. Contemporaneamente ha continuato ad esercitare un’attenta rilettura di figure di spicco della storia nazionale – ricostruendone avvincenti ritratti – spaziando da autori del canone come Petrarca e Galileo Galilei, ma rivalutando anche un cantastorie popolare bolognese come Giulio Cesare Croce, di cui è stato il più importante studioso. Attento anche alle figure di raccordo tra mondo scientifico e realtà quotidiana (Lorenzo Magalotti e Francesco Redi sopra tutti), ha dedicato infine il suo ultimo lavoro alla figura del protomedico bolognese Leonardo Fioravanti. I suoi temi preferiti, pur trattati con puntigliosa precisione scientifica, risultano accessibili anche ai lettori non specialisti, grazie ad un sapiente intarsio in cui scrittura erudita e linguaggio dei documenti, impiegati come fonti, vengono utilizzati per ricostruire la società preindustriale, attraverso i sensi degli uomini che vi avevano materialmente vissuto. Ha insegnato Letteratura Italiana nelle Facoltà di Magistero e di Lettere dell’Università di Bologna. Tra i saggisti italiani più conosciuti al mondo, i suoi libri sono stati tradotti nei principali paesi europei, negli Stati Uniti, in Brasile e in Giappone.