Piero Camporesi: LA CASA DELL’ETERNITA’.

Casa editrice: Garzanti

Collana: Saggi blu

Anno di stampa: 1987

pagg. 256;  21 cm

Classificazione Dewey: 850.93 CAM

Collocazione:

Descrizione

Da: https://www.movio.beniculturali.it/unibo/ilgustodellaricerca/en/28/la-casa-dell-eternita

La casa dell’eternità.

La Casa dell’eternità di Piero Camporesi è uno dei libri più suggestivi e affascinanti da lui scritti. Il grande studioso ci propone le forme con cui l’immaginario cristiano, e specie tra riforma e controriforma, tra metà Cinquecento e primo Settecento, va definendo il Regno dell’aldilà, dell’eterno destino dell’uomo dopo la sua morte (appunto la “casa dell’eternità”). In particolare Camporesi analizza il Regno più tristemente popolare, fatto di tinte le più fosche e terrificanti ovvero l’Inferno; quell’Inferno cui già il Medioevo e Dante in particolare avevano dato corpo e “geografia”: giovandosi di fonti tutte di prima mano, in particolare trattati di demonologia e esorcismo, libri di confessioni, atti di processi e torture, Camporesi ci riporta agli occhi il paesaggio brulicante di dannati di un inferno di cui in quell’epoca si voleva suscitare il terrore, come forma stessa di dominio sulle coscienze e di controllo sociale così come emerge dalle sue brillanti pagine di vero “scrittore”. In quelle pagine, qua e là, non mancano di brillare guizzi sagaci di ironia e gusto del grottesco tipici della sua verace anima romagnola.

(testo a cura di Gian Mario Anselmi)

Piero Camporesi (1926-1997)

Lo scrittore

Lo stile di Camporesi è parte integrante della sua ricerca: l’ispirazione che guida l’indagine nasce e viene alimentata dalle fonti inedite e preziose con cui il ricercatore intesse un dialogo profondo, che si riflette anche nelle scelte stilistiche costanti della sua scrittura. L’osmosi con le fonti è favorita da una scrittura saggistica che rifugge dallo specialismo accademico, assecondando non solo le fonti, ma anche la vocazione narrativa. La scrittura alterna spunti quasi novellistici ad un periodare complesso che, optando per strutture sintattiche che favoriscono l’accumulazione, suggerisce alle volte l’impressione dell’elenco e del catalogo; le ampie volute della prosa accolgono un lessico raro e inusuale, spesso inserito in perifrasi ingegnose e allusive. Sono scelte coerenti con la diffidenza del saggista nei confronti di esposizioni classificatorie e definitorie, e funzionali all’ambizione di restituire la complessità e la corposità del passato.

(testo a cura di Francesca Gatta)