Descrizione
dal sito: http://www.paolomerenda.it/recensione-cujo-stephen-king/
Recensione: Cujo – Stephen King
A volte Stephen King viene bollato come scrittore horror, ma alcuni romanzi, come questo, fanno capire che non lo è, non completamente nemmeno nei primi anni di carriera. Si parla di un cane, un gigantesco e docilissimo Sanbernardo di nome Cujo, che diventa idrofobo e di conseguenza attacca anche gli esseri umani. Nulla di soprannaturale. Ma molto da leggere, innanzitutto per le parti in cui il cane è la voce narrante, pagine in cui capiamo tutto il dolore che prova, le allucinazioni che lo colpiscono da quando, nell’inseguire un coniglio, si trova con il muso intrappolato in un buco, e qui lo morde un pipistrello che già ha la rabbia, facendolo ammalare. Ciò che colpisce è la capacità di King di far passare il cane al contempo come carnefice, quando è guardato dagli umani, e come vittima, quando attraverso i suoi occhi notiamo gli sforzi di non attaccare nessuno, a partire dal suo padroncino Brett Camber.
Ma, quando ormai è del tutto andato, attacca e uccide il padre di Brett, Joe Camber, meccanico e proprietario di una rimessa. Rimessa visitata anche dalla famiglia Trenton, con Vic, padre, e Tad, figlio di quattro anni, che hanno giocato più e più volte con lo stesso cane. La storia prende una svolta proprio quando Vic Trenton scopre che la moglie, Donna, lo tradisce. E mentre l’amante, dopo essere stato respinto da Donna che vuole ricostruire il matrimonio, colpisce, devastando l’abitazione dei Trenton, Tad e la madre vanno dai Camber per una riparazione dell’auto, oramai quasi inservibile.
Lì trovano Joe morto ma, quando Donna tenta di fuggire via in macchina, scopre che non si accende più. E in queste pagine, con i due costretti nell’auto, la differenza tra Cujo assassino e cattivo e Cujo docile ma ammalato si fa nettissima. Ma è lo stesso cane a non avere più controllo di sé e a essere fermato solo da Donna, ormai furibonda, che lo affronta con una mazza da baseball.
L’ambientazione di questo lavoro è la stessa de “La zona morta”, quella Castle Rock tanto cara a Stephen King, e che tornerà di tanto in tanto nelle sue storie.
Che dite, ci sarà un regista che ha tratto un film da questo libro? Ovviamente sì, Lewis Teague nel 1983 chiama Dee Wallace per il ruolo di Donna e Danny Pintauro per quello di Tad Trenton. E proprio il piccolo Tad rappresenta la grande differenza tra libro e film: se nel libro King ha il “coraggio” di farlo morire nelle pagine finali, nel film lo stesso coraggio manca, e sopravvive.