
L’opus reticulatum è il rivestimento dell’opus caementicium, il cuore della muratura formato da pietrisco e malta, ed è costituito da cubilia, blocchetti di pietra tronco-piramidali collocati con la base a vista e disposti con un’inclinazione di 45 gradi. Questa tecnica venne largamente utilizzata dal 55 a.C. fino all’età degli Antonini e rappresentò una notevole evoluzione nel campo dell’edilizia.
L’opus reticulatum presentava caratteristiche particolarmente care agli abili costruttori romani: produzione su larga scala e a tempi velocizzati; facile lavorazione tale da poter essere affidata a manodopera servile numerosa e non qualificata. In breve tempo si arrivò ad una vera e propria razionalizzazione e standardizzazione sia nella preparazione dei materiali sia nella messa in opera.
La tecnica fu applicata principalmente nell’Italia centro-meridionale utilizzando cubilia di calcare, lava vulcanica e selce o due pietre diverse in modo da realizzare sul muro, lasciato in questo caso senza intonaco, motivi decorativi geometrici.
L’opera reticolata venne congiunta al mattone (opus mixtum) o da questo sostituita (opus latericium) alla fine del I sec. d.C., con gli imperatori Flavi.
Nella villa di Orazio convivono i due sistemi costruttivi. Le strutture in reticulatum risalgono al periodo augusteo, quando la villa venne donata al poeta, mentre quelle in latericium datano al periodo flavio, quando vennero costruite le terme, che sostituirono il piccolo balneum oraziano in reticolato, e fontane ornamentali.
